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Pioniere dell'Op Art (o arte cinetica), Victor Vasarely è stato un artista plastico ungherese, nato a Pécs nel 1906, naturalizzato francese nel 1961 e morto a Parigi nel 1997.
Inizialmente interessato alla medicina, interruppe presto i suoi studi per entrare all'Accademia di Belle Arti di Budapest e poi al Bauhaus risorto nella capitale ungherese. I lavori di Kandinsky, così come quelli di Mondrian o Delaunay, catturarono la sua attenzione. Le sue ricerche lo portarono inizialmente a lavorare in due tonalità (nero e bianco), che raggiunsero il loro primo apice nel 1939 con "Zebra".
Stabilitosi a Parigi con sua moglie Claire da un decennio, lavorò per l'agenzia pubblicitaria Havas ma anche per Draeger, l'editore (noto per il famoso Verve dedicato al jazz di Matisse). Le sue prime opere (riconosciute come precursori dell'Op Art) mostrano che la sua ricerca si basa sull'idea che è l'occhio dello spettatore a creare l'opera; il suo modo di percepire la tela è parte integrante dell'opera.
A partire dal 1960, introdusse il colore (vibrante, potente e controllato) nelle sue opere, mantenendo però unità bicolore, ma avvicinandosi anche alla struttura cellulare, per creare una sorta di alfabeto pittorico che sarebbe diventato un linguaggio universale. Fu in questo momento che iniziò a considerare la sinergia tra arte, architettura e urbanistica. Già nel 1966, Vasarely pose le basi per una fondazione che avrebbe riunito artisti plastici e urbanisti (nel senso ampio) per integrare l'arte nella città e nella vita quotidiana.
Nel 1964 il Premio Guggenheim coronò a livello internazionale la sua opera, mentre l'anno successivo la mostra "Responsive Eye" al MoMA (Museo di Arte Moderna) di New York consacrò definitivamente l'Op Art come uno dei grandi movimenti del XX secolo. Nel 1972, la Renault, desiderosa di espandersi a livello internazionale, affidò a Vasarely il compito di rinnovare il suo vecchio logo. La Renault 5 fu la prima a sfoggiare il nuovo rombo semplificato, da cui sparì il nome del marchio...
Le opere monumentali realizzate negli anni '60 e '70 sono oggi disseminate in molte città. La Fondazione Vasarely ad Aix-en-Provence, così come il museo del Castello di Gordes, oltre ai musei di Pécs (sua città natale) e Budapest, in Ungheria, consentono di comprendere e afferrare meglio la sua opera, gigantesca, complessa e straordinariamente moderna.
© Natacha PELLETIER per PASSION ESTAMPES
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