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Biografia di René Magritte
René François Ghislain Magritte nasce il 21 novembre 1898 a Lessines (Hainaut), in Belgio.
Figlio di un sarto e di una modista, la sua infanzia è segnata (dopo il suicidio di sua madre, nel 1912) da continui spostamenti e dalle difficoltà finanziarie della famiglia.
Affascinato da Edgar Allan Poe, Maurice Leblanc o Gaston Leroux, la sua adolescenza è sognante, già fortemente influenzata dalla pittura che pratica assiduamente fin dai dodici anni, e molto precaria. Questo periodo è anche segnato dall'incontro con una ragazza di due anni più giovane, Georgette Boucher, che diventerà sua moglie sette anni dopo...
Nel 1916, entra all'Accademia Reale delle Belle Arti di Bruxelles dove uno dei suoi professori è Constand Montald. Simbolista, specializzato in opere monumentali dove le figure umane si perdono in una vegetazione densa, questo artista ha influenzato considerevolmente un'intera generazione di artisti belgi. Il "mandato in bianco", nel 1965, è direttamente in riferimento all'opera di Montald.
Lavorando nello studio di Flouquet, scopre il cubismo e il futurismo, incontra Mesens (che diventerà il principale scrittore del movimento surrealista belga) e sposa Georgette, che ritrova per caso durante una passeggiata nel Giardino Botanico di Bruxelles nel 1920.
Per mantenere la famiglia, lavora nella pubblicità e progetta motivi per carta da parati.
La metà degli anni '20 segna il suo incontro con il dadaismo e la sua scoperta dell'opera di Giorgio De Chirico. Attraverso "Il canto d'amore", vede per la prima volta materializzarsi il suo profondo pensiero su cosa sia e debba essere, ai suoi occhi, la rappresentazione artistica.
È allora che con Mesens, ma anche con Nougé e Lecomte, crea il surrealismo di Bruxelles, un movimento impegnato, giocoso e contestatore che nasce dall'odio comune nutrito da tutti i protagonisti del gruppo per l'opera di Jean Cocteau, pur essendo l'inventore delle prime opere surrealiste.
Ormai tra guerre di campanile, avvicinamenti intellettuali con Breton e i surrealisti parigini (Arp, Tanguy, ma anche Dalì, Ernst o Eluard), liti interne e dichiarazioni d'intenti, Magritte è entrato nel "grande circo intellettuale dei surrealisti" che segna profondamente il decennio degli anni '30, e mentre il mondo si prepara a un secondo conflitto, gli artisti surrealisti si scomunicano l'un l'altro, cercando e trovando nel gruppo avversario tutte le tradimenti artistici e intellettuali!
Ma al di là delle liti, Magritte crea, nel cuore di questi anni '30, un linguaggio che gli è proprio, intriso di una poesia molto malinconica, bagnato da un umorismo di grande intelligenza e da una distanza fatta di oggettività e dubbio sul ruolo dell'artista.
Gli anni '50 sono quelli del riconoscimento nazionale e internazionale, dopo gli anni '40 in cui è stato soprattutto in opposizione a tutto e tutti. Da Londra a Chicago, da Rotterdam a Bruxelles, le mostre e le retrospettive si susseguono, e Magritte è onorato come uno dei più grandi rivoluzionari del suo tempo. Muore il 15 agosto 1967, a Bruxelles.
Se il grande pubblico conosce le sue immagini e in particolare il suo celebre "Questo non è una pipa", è perché Magritte, oltre a una interessante ricerca intellettuale, è riuscito a inventare un linguaggio che affascina specialisti della pittura e neofiti, che interessa i bambini e i loro genitori e parla a tutti indipendentemente dalle loro origini geografiche. Perché Magritte, quasi 80 anni fa, ha saputo decifrare le immagini e metterle in discussione, farci dubitare di esse e alla fine permetterci di interrogarci su questo famoso "Tradimento delle immagini"!
(c) Natacha PELLETIER per PASSION ESTAMPES
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